La scelta degli alimenti che si mettono a tavola può contribuire a contrastare l’endometriosi, un problema che colpisce circa il 5% delle donne (si stimano 14 milioni di casi in Europa, di cui 3 milioni solo in Italia). Si tratta di una condizione che può purtroppo arrivare a compromettere la fertilità. Si sviluppa quando la mucosa che riveste internamente l’utero, chiamata endometrio, si va a localizzare al di fuori di esso. Può interessare la donna già dalla prima mestruazione (menarca) e perdurare fino alla menopausa, anche se in genere colpisce soprattutto tra i 25 e i 35 anni. È un problema che potrebbe essere invalidante, caratterizzato da dolori durante le mestruazioni e i rapporti, da algie pelviche croniche, in alcuni casi anche da sofferenza alla defecazione o alla minzione.

Un regime alimentare opportuno, come consiglia anche la Fondazione Italiana Endometriosi, può contribuire in maniera determinante alla riduzione dei dolori e dell’infiammazione. Il consiglio è quello di aumentare il consumo di fibre nella dieta fino al 20-30%, perché da un lato aiutano la digestione e il buon funzionamento dell’intestino, dall’altro determinano una riduzione degli estrogeni circolanti nel sangue con un minore impatto sui tessuti estrogeno-dipendenti. Quindi, via libera a verdure, frutta, legumi, cereali integrali e semi oleosi.

È importante anche assumere un maggior quantitativo di acidi grassi omega 3, che promuovono la produzione della prostaglandina PGE1, in grado di diminuire il livello di infiammazione addominale determinato dall’endometriosi. Questo prezioso nutriente si trova nel pesce azzurro, nel salmone, nel tonno, nell’olio d’oliva, nella frutta secca, nell’avocado e nei semi, come quelli di girasole, di zucca, di lino e di chia.

Oltre a questi alimenti utili, esistono al contrario altri che sarebbe meglio ridurre, come la carne (è meglio preferire quella bianca, di origine e allevamento controllato), latticini, e farine raffinate (meglio quelle integrali e grezze). Altri cibi andrebbero addirittura banditi dal piatto. È il caso per esempio dello zucchero bianco e dei dolci altamente zuccherati, degli alimenti industriali (dalle patatine alle merendine e alle bevande zuccherate), degli alcolici, della caffeina, degli alimenti ricchi di estrogeni (come avena e segale) o fitoestrogeni (come soia e derivati) e ovviamente dei prodotti caseari di origine animale di allevamento non controllato (possono contenere concentrazioni anche significative di ormoni e antibiotici).

Diventare mamme si può!

L’associazione tra problemi di infertilità ed endometriosi è ben nota, quest’ultima infatti può portare a sub-fertilità o infertilità (30-40% dei casi). Non esiste un’unica causa riconosciuta. Si pensa che nel corso delle contrazioni uterine che avvengono durante la mestruazione possa avvenire il passaggio di frammenti di endometrio dall’utero nelle tube e da queste in addome, con impianto sul peritoneo e sulla superficie degli organi pelvici, raramente su fegato, diaframma, pleura e polmone.

«L’endometriosi dipende da fattori genetici, il rischio è infatti sette volte superiore se in famiglia madre o sorella ne soffrono, ma anche da fattori ambientali come l’esposizione a fattori chimici inquinanti. È dunque importante controllare la qualità e la provenienza dei cibi e dell’acqua che assumiamo», spiega la Dottoressa Marina Bellavia, specialista in Medicina della riproduzione del centro per fertilità ProCrea di Lugano.

Fortunatamente, diventare mamme nonostante l’endometriosi è possibile. «Grazie alle più recenti scoperte, siamo in grado di avere percentuali di gravidanza che superano il 30%. Una media che deve però tenere sempre in considerazione l’età della donna. Ecco perché è importante arrivare a individuare la malattia il prima possibile», continua la specialista.

«Agendo sulle infiammazioni provocate dall’endometriosi abbiamo registrato un incremento delle gravidanze: abbassando i livelli di autodifesa dell’organismo, le possibilità di una maternità aumentano». Il lavoro di team e l’interazione tra i diversi specialisti sono fondamentali e questo per ProCrea è un approccio naturale e consolidato, su cui le pazienti possono contare.

L’importante è sempre affidarsi a professionisti competenti e, soprattutto, non smettere di sognare di diventare mamma.

 

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