Monitorare accuratamente lo sviluppo della blastocisti e lo stato dell’endometrio e rispettare i delicati equilibri della biologia sono fattori fondamentali per la buona riuscita del transfer. La vita ha bisogno dei suoi tempi e non tutto è programmabile: la medicina deve essere in grado di capirlo e adeguarsi di conseguenza. Oggi è possibile gestire in modo ottimale anche questi aspetti consentendo di ottenere migliori risultati rispetto al passato.
“Noi miriamo sempre a migliorarci” – commenta la Dottoressa Marina Bellavia, specialista in Medicina della riproduzione del Centro fertilità ProCrea. “Per aumentare le possibilità di attecchimento della blastocisti e le probabilità di successo complessive della procedura di procreazione assistita, è necessario prestare particolare attenzione al momento in cui si fa il transfer: un’operazione tutt’altro che standardizzabile, che richiede un approccio personalizzato”.
Normalmente, in base alle caratteristiche della singola paziente, si hanno due opzioni: effettuare il transfer in seconda-terza giornata o in quinta. Nel caso in cui il team di biologi e medici optino per la seconda strategia, ci si può trovare di fronte a una difficoltà non prevedibile: l’embrione non arriva allo stadio desiderato di blastocisti nel quinto giorno, ma ha bisogno di un giorno di più per raggiungere le condizioni ottimali.
“L’embrione può trovarsi nel momento migliore per il transfer al 5° o al 6° giorno di vita, mentre i nostri trattamenti sono strutturati per rendere l’utero maggiormente ricettivo al 5° giorno”, spiega la Dottoressa Bellavia. “Contestualmente al pick up dell’ovulo e alla sua fertilizzazione, infatti, comincia la preparazione dell’endometrio: a questo scopo la paziente assume progesterone per renderlo il più recettivo possibile. L’utero raggiunge le condizioni ottimali dopo l’esposizione a 5 giorni di trattamento ormonale. In alcuni casi, la blastocisti risulta pronta al 6° giorno.
In passato, ci si trovava costretti a effettuare il transfer con 24 ore di ritardo e questo, secondo gli studi più recenti, rendeva l’impianto di blastocisti meno efficace. Le nuove tecnologie di vitrificazione, che rendono più sicura la congelazione della blastocisti, hanno aperto le porte a una nuova strategia.
“Per ovviare allo sfasamento di un giorno, recentemente è stata introdotta una nuova metodica che permette di incrementare le possibilità di riuscita e di trasferire le blastocisti in sesta giornata con una preparazione adeguata dell’endometrio. Si congela la blastocisti che risulta pronta in sesta giornata, per poi effettuare il transfer nel ciclo successivo, risincronizzandola con l’endometrio. Si programmerà cioè il trattamento dell’utero con progesterone un mese dopo, esattamente 5 giorni prima del transfer.”
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Punti importanti:
• Il monitoraggio attento dello sviluppo della blastocisti e dello stato dell’endometrio è cruciale per il successo del transfer.
• La medicina deve adattarsi ai tempi biologici non sempre prevedibili.
• Un approccio personalizzato è necessario per aumentare le probabilità di successo del transfer.
• Esistono due opzioni principali per il timing del transfer: 2-3 giorni o 5 giorni.
• A volte la blastocisti raggiunge lo stadio ottimale al 6° giorno invece che al 5°.
• L’endometrio è preparato per essere più recettivo al 5° giorno di trattamento ormonale.
• Le nuove tecnologie di vitrificazione permettono di congelare in sicurezza la blastocisti.
• Una nuova strategia prevede il congelamento della blastocisti pronta al 6° giorno e il transfer nel ciclo successivo.
• Questo metodo permette di risincronizzare la blastocisti con l’endometrio preparato, aumentando le possibilità di successo.