Il transfer degli embrioni è un momento magico, di grande emozione per la madre perché il potenziale futuro figlio per la prima volta entra in contatto con il suo corpo. L’ovulo e lo spermatozoo, uniti in vitro, hanno formato uno zigote che si è sviluppato in embrione. Una speranza di vita che, attraverso il transfer viene inserita all’interno dell’utero femminile. Se la procedura sarà andata a buon fine, questo momento avrà segnato il meraviglioso passaggio da donna a mamma.

Si tratta di una procedura veloce, che si può fare ambulatorialmente, e indolore, dunque non richiede anestesia. In pratica, lo specialista osserva al microscopio gli embrioni, immersi nel terreno di coltura, e li raccoglie dentro un catetere molto sottile e soffice. Questo strumento viene inserito nell’utero, superandone il collo e raggiungendone il fondo, dove viene rilasciato, molto dolcemente, l’embrione. Si tratta di una manovra molto delicata, che non deve danneggiare né l’embrione né l’endometrio, la mucosa che riveste l’utero.

Va ricordato che a volte si sceglie di trasferire più embrioni, visto che ognuno di loro si può impiantare indipendentemente dagli altri si aumentano così le probabilità complessive che il trattamento di PMA abbia esito positivo. Ovviamente va ricordato che in questo caso subentra la possibilità di gravidanza gemellare.

Quando va fatto il transfer?

Questo uno dei temi affrontati durante il recente incontro “Fecondazione assistita: una grande opportunità per diventare genitore”, organizzato da Strada per un sogno Onlus. A illustrarlo, la Dottoressa Roberta Pecorari, Senior Embryologist di ProCrea. In genere si effettua al terzo o al quinto giorno dalla fecondazione.

Al terzo giorno ci si trova davanti a un embrione di 6-8 cellule mentre al quinto giorno si è formata la blastocisti, cioè il processo di divisione cellulare ha portato alla creazione di un embrione pronto a impiantarsi nell’endometrio. Raggiungere questo stadio in laboratorio non è semplice, molto dipende dalla qualità degli ovociti e degli spermatozoi.

“Il transfer va personalizzato in modo tale da trovare la strategia migliore per ottenere la gravidanza” spiega la Dottoressa Pecorari “il medico valuta con la coppia quale sia il momento più giusto per effettuare il trasferimento degli embrioni o della blastocisti. Il transfer nel terzo giorno presenta diversi aspetti positivi: può essere effettuato anche se si sviluppano solo uno o due embrioni, che possono essere utilizzati anche se sono  di media o discreta qualità, o più lenti nello sviluppo. In terza giornata si può avere una più ampia scelta degli embrioni da trasferire e un più alto numero da crioconservare, nonché una maggiore percentuale di gravidanza cumulativa. Di contro, purtroppo, aumenta il rischio di gestazione multipla e in generale la probabilità di gravidanza è minore rispetto a quella che si ha con il transfer a 5 giorni”.

Anche quest’ultimo è caratterizzato da vantaggi e svantaggi. Si può applicare se si hanno a disposizione più di 5 embrioni. “Tra i vantaggi” continua la specialista “va sottolineato che la blastocisti rappresenta uno stadio altamente specializzato e questo permette una migliore sincronizzazione con l’endometrio e quindi maggiore percentuale di successo. Inoltre, si può procedere con una analisi genetica e se si trasferisce una sola blastocisti si evita il rischio di gravidanze gemellari. Di contro, la coltura prolungata può incrementare la possibilità di arresto evolutivo e la metodica causa una diminuzione del numero di embrioni crioconservati e della percentuale di gravidanza cumulativa”.

Quindi cosa scegliere tra transfer di blastocisti o di embrione?

È evidente che non esiste una risposta assoluta: ecco perché è fondamentale rivolgersi a centri caratterizzati da elevati standard qualitativi, come ProCrea, con professionisti in grado di distinguere caso per caso quale strategia abbia maggiori possibilità di riuscita.

 

Condividi questo post