«La qualità di un ovocita è fondamentale per una gravidanza. Ma viene determinata da cosa si mette in tavola», spiega il centro di medicina della riproduzione ProCrea

 

Alimentazione e infertilità. Un binomio che gli ultimi studi scientifici rafforzano, andando anche ben oltre quelle che sono le classiche raccomandazioni di sani stili di vita per preservare la propria salute riproduttiva. Ciò che mettiamo in tavola incide sulla maggiore o minore possibilità di avere una gravidanza. «Gli studi scientifici condotti negli ultimi anni oltre a considerare il problema alla base dell’infertilità femminile, sono andati sempre più a considerare la relazione tra gli alimenti e la qualità dell’ovocita, arrivando alla conclusione che una correlazione c’è», spiega Michele Jemec, direttore medico del centro di Medicina della riproduzione ProCrea di Lugano. Un fatto non nuovo però. «È noto, per esempio, che le intolleranze alimentari sono all’origine di infertilità e di gravidanze fallite», prosegue. «Nel caso più classico della celiachia, l’assunzione di alimenti che contengono glutine provoca un innalzamento del sistema immunitario che condiziona in modo negativo anche l’attecchimento dell’embrione».

La qualità dell’ovocita

Nuovo (relativamente) è l’approccio dato al tema dalla nutrigenomica, ovvero la scienza che indaga le correlazioni tra gli alimenti e le modifiche del DNA. «La domanda che ci si pone è: ciò che mettiamo in tavola può arrivare a provocare un cambiamento genetico? Se sì, in quale misura questo avviene?», si chiede Jemec. «Di fatto questo approccio apre alla medicina della riproduzione un nuovo scenario: per avere una gravidanza, o un successo in un trattamento di procreazione assista, fondamentale è la qualità dell’ovocita. Quindi, che sia sano e non abbia alcuna alterazione cromosomica. Alcuni recenti ricerche stanno confermando che la direzione degli studi parrebbe corretta. E, considerando anche il fatto che l’ovulo inizia a maturare due mesi prima del prelievo, l’alimentazione assume un ruolo importante all’interno del contesto della fertilità».

Lo screening genetico

Pur considerando tutti i fattori conosciuti che possono condizionare un concepimento, ProCrea dedica molta attenzione alla qualità dell’ovocita. Già con lo screening genetico pre-impianto (PGS), indicato per le donne in età avanzata va in questa direzione: oltre i 36-38 anni la donna ha infatti maggiori probabilità di produrre degli ovuli con delle aneuploidie cromosomiche, quindi con un numero di cromosomi non normale. «Queste aneuploidie incidono sulla qualità dell’embrione e riducono drasticamente le possibilità di una gravidanza», spiega il direttore medico di ProCrea.

Ambiente e stili di vita

Dalla nutrizione agli aspetti ambientali, il passo è breve. «Sono sempre più gli studi che mettono in correlazione i fattori ambientali, quali ad esempio inquinamento e microplastiche, con la capacità riproduttiva, arrivando in alcuni casi persino a individuare conseguenze che si manifestano nella seconda generazione». Conclude: «Siamo convinti che la genetica possa aiutare ancora molto la fertilità. E in questa direzione continuiamo a muoverci per mettere al servizio delle coppie che sono alla ricerca di un figlio terapie moderne e soluzioni all’avanguardia». La raccomandazione per quante sono alla ricerca d una gravidanza è sempre valida: «Seguire stili di vita sani, a partire dall’alimentazione».

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